All’inizio degli anni ’80 i mass media avevano creato una diffusa mentalità consumistica dove cominciava ad affermarsi il costume dell’usa e getta, del coltivare l’apparire, della ricerca del successo come affermazione di un proprio fare o di un proprio avere.
In questo contesto della prima metà del decennio ’80, da alcuni esperti definito come società dello spettacolo, l’azione educativa del nostro gruppo puntò sulle cose essenziali che possono rendere ogni persona veramente felice e libera, capace di esprimere la propria originalità e competenza in funzione dell’«essere» anziché dell’«avere».
Furono gli anni nei quali il gruppo ebbe la netta sensazione che, su molte cose fondamentali, andava nettamente contro corrente rispetto ad uno stile acquisito come normale anche da molte famiglie.
La formazione di appositi organismi aventi lo scopo di organizzare e coordinare le manifestazioni locali e la trasformazione e le maggiori esigenze di quest’ultime, condizionate da logiche commerciali, resero non più necessario, e di difficile valenza educativa; un impegno del gruppo nell’organizzare la sagra paesana. Rimase solo la gestione di giochi in piazza nell’ultimo giorno di carnevale come festa preparata da ragazzi per i ragazzi con il lancio di messaggi educativi, di pace e fraternità.
Un elemento sicuramente positivo di questo periodo fu la comunità capi ed il suo impegno di lavorare con mentalità progettuale e nella condivisione. Un lavoro, ad esempio, significativo della comunità capi fu quello, all’uscita nel 1983 del “progetto unitario di catechesi” che l’AGESCI ha voluto darsi per offrire ai capi uno strumento globale ed unitario della loro formazione come educatori alla fede, dell’approfondimento della concezione di uomo alla base della nostra azione educativa che fece seguito ad altri approfondimenti quali quelli del documento base di rinnovamento della catechesi oppure della proposta unitaria di progressione personale nelle fasce di età diverse delle tre branche.
Un aspetto per il quale aumentavano le difficoltà era la proposta di fede, sia per la perdita di riferimento nei modelli della tradizione che per la frattura sempre più evidente tra fede e vita. In questo contesto il gruppo ritenne importante la sua partecipazione attiva alla S. Messa domenicale.
Un’attenzione maggiore fu rivolta anche ai problemi dell’ambiente con la ricerca di uno stile coerente con il rispetto della natura, intesa non solo come luogo di vita ma anche come dimensione che ci aiuta a capire il nostro essere creatura.